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Commenti al testo di Loredana Savelli
partenogenesi
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Alessandro Mariani
- 16/01/2012 13:37:00
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" (sparsi sulla muraglia i cocci aguzzi come decori scordati a natale dalla sera seguitano fino al mare con scaglie di gialle lampare) "
Ciao Loredana. Ho appreso, da questi tuoi versi, la tua costante evoluzione. Li ho trovati di un suono aspro e, quindi, non posso fare a meno di dire che mi piacciono moltissimo. Mi è venuto in mente il " meriggiare" di Montale, ma anche molti altri poeti stranieri che giocano molto sulla contrapposizioni di immagini neutre con suoni aspri. A presto. Ottima poesia!
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Carla de Falco
- 13/01/2012 16:19:00
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dice molto del nostro essere, forse inconsapevolmente, comunità. bella.
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Censa Cucco
- 07/01/2012 16:42:00
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Sono daccordo che i matti sono felici, mentre la normalità genera infelicità...
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Lorena Turri
- 07/01/2012 15:12:00
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Davanti a un ciel Davanti a un muro ... dove stanno i "figli della luce"
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Lorena Turri
- 07/01/2012 15:06:00
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Grazie, Loredana, per linvidia! ;-) "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai davanti a un ciel stupita su un ermo colle con una siepe assorta davanti a un muro dorto mezza morta"
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Loredana Savelli
- 07/01/2012 12:41:00
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A Giovanni e a Nando. Grazie davvero per la vostra attenzione. La vostra capacità di lettura supera di gran lunga la mia capacità espressiva. Voglio suggerire una chiave di lettura che "mi" sono data e che "mi" spiega anche il titolo. Nella parte tra parentesi cito un po alla larga Montale e il suo "Meriggiare pallido e assorto": in qualche modo voglio suggerire lidea che la poesia germina da altra poesia, è come una parte che si stacca da una parte più grande, come il dolore da altro dolore. Il mio scrivere è dunque prima di tutto un omaggio ai poeti che leggo (e che mi leggono), nonostante le evidenti sproporzioni. E poi voglio rimarcare quanto penso riguardo la genesi della poesia: essa nasce da un vuoto o meglio dalla consapevolezza che esso esiste e ci pervade. Ho sempre invidiato i matti, quelli felici, i giullari, gli incoscienti, i poveri in spirito, i bambini. Forse soltanto loro sanno veramente cantare, sono figli della luce.
(Scusate, da un po di tempo parlo più del dovuto).
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Giovanni Degli Esposti
- 07/01/2012 11:04:00
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Come sempre le tue poesie hanno il fascino di profondi laghi alpini. Ti ci butti, attratto dalla freschezza dei versi... poi scopri che il lago è molto profondo e lontano, negli abissi, cè la scaturigine e la fonte dallanima che li ha generati... ma è profonda e uno scrigno di rimpianti e di dolori la nasconde... Forse da questa orogenesi del tuo segreto pensiero derivano i versi della poesia che raccoglie i poeti "gente inclina ai tormenti" lontani dalle epifanie di luce. Ma forse la traccia per la fonte profonda dellanima di questa poesia è in quei cocci aguzzi: vetri rotti di fantasie perdute e, soprattuto, nella lunga traccia che si dipana fino al mare, confondendosi con le lampare... nella loro calda luce cè anche una pace che il verso rigenera...
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Nando
- 07/01/2012 10:26:00
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"emana da anime arse in notturni deliri raramente è generata da epifanie di luce essa è un abisso per i poeti - gente incline ai tormenti -" Che dirti Loredana? Il tuo tormento, e quello degli altri poeti, dona la parole a chi altrimenti rimarrebbe silente nel proprio mutismo.
Buona giornata, Lory.
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